Prima Parte IL BAMBINO DEL MIRACOLO

Com’ è bella Napoli, questa stupenda capitale del Regno delle Due Sicilie, una delle più belle d’Europa insieme a Londra e Parigi. Tutti ne restano affascinati nell’ammirarla, e vedere la buona gente sempre allegra e vivace correre per le sue belle strade, tra i grandi edifici, le meravigliose  Chiese e il suo superbo Palazzo Reale. Da qualche giorno si nota un entusiasmo maggiore tra l’allegra gente partenopea.

 

Il saggio Re Ferdinando II si è sposato con la buona Maria Cristina di Savoia, e il popolo sta attendendo il suo arrivo con la graziosa Regina. Si sono sposati a Genova  il 21 novembre 1832,  nel santuario dell’Acqua Santa tanto caro alla buona Maria Cristina, ed ora sono tutti in festa  ed  entusiastica attesa, perché i due Sposi Reali stanno ritornando  nella splendida Napoli.

Il 26 novembre 1832  i due giovani regali, sí sono imbarcati da Genova  sulla fregata  Regina Isabella, e sono prossimi ormai  a giungere a Napoli. Infatti vi arrivano il 30 novembre, e sono  accolti da una folla festante e in preda all'entusiasmo, che ha sempre contraddistinto l'espansività dei napoletani.

 

 

I due sposi si vogliono davvero bene, e il caro Re  Ferdinando pensa alle sue tante insistenze per avere in sposa quella creatura straordinaria e bella. Anche la pia Maria Cristina, imparando a conoscere il suo buon Ferdinando, come spesso lo chiama, ripensa alle tante calunnie su quel Sovrano generoso e coraggioso, ed è felice di avere accettato  la sua proposta di Matrimonio, che aveva da subito accolto come “Volontà di Dio”. Più volte ripete a tanti: non credevo mai di poter essere così felice in questo stato, e che il mio Ferdinando fosse così buono e generoso con me.

 

La loro unione e il loro amore cresce, ed attendono di poter avere presto la gioia della nascita di un figlio, che avesse allietato e rinvigorito   quella felice unione. E mentre attende con speranza l'annuncio di questa attesa, che sembra  ritardare, la  dolce e  generosa  Regina   non manca di stare accanto al suo Re  come angelo, consigliera, amica sincera. E il buon Re, già propenso al bene, non si  lascia troppo pregare nell’esaudire il suo angelo, e nel mettere in pratica tutto il bene del suo popolo.

 

Essi non mancano di soccorrere   quelli che sono in necessità,  e accolgono sempre il popolo  per ascoltarne i bisogni,   e realizzare buone leggi.  Insieme creano  istituzioni benefiche, e opere sociali o religiose, per  la promozione sociale    e  culturale   delle Due Sicilie.  Il generoso Re  è attento ad ogni attività che possa rendere prospero e dinamico il suo Regno e promuovere la sua gente. Finanche nel campo della giustizia cerca di migliorare le leggi e le carceri, e mettendo l’uomo al centro delle sue attenzioni, una realtà da sempre fortemente presente nella monarchia borbonica, già propenso alla misericordia, ascolta volentieri la santa Regina, e di cuore perdona e concede grazia.

 

Anima generosa   e pia,  consacrata   alla Madonna sin da piccola,    è sempre   in preghiera. Da subito ha conquistato l'affetto di tutta la sua nuova famiglia, e con il suo esempio di amabilità, mitezza e grande devozione, alimenta sempre più in tutti lo spirito di preghiera e carità.

In particolare ha conquistato il Re, che seppure ha un carattere  forte e militare, alquanto popolano, la vicinanza di questo angelo lo rende dolce e gentile,  tanto da ammettere a se stesso  che questa pia  fanciulla  lo sta educando.

 

Alimenta nella corte napoletana, dove già tradizione e devozione sono vive da sempre, una fede sincera e autentica, resa ancora più viva dalla presenza continua di santi sacerdoti. Sempre più il buon Re Ferdinando, sinceramente  cattolico e devotamente  legato al Papa, non trascura mai unito alla sua Regina, di pregare il Rosario e partecipare alla Santa Messa, alimentando sempre più quella sua fede cristiana e la sua devozione.

 

Tra quelle più care è la devozione all'Eucarestia, dov'è presente Gesù in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, devozione che si trasmetterà fortemente a tutta la famiglia. Succede che diverse volte i due buoni Sovrani, mentre escono a passeggio  o per qualche impegno di governo, capita per strada di incontrare  un Sacerdote che porta il Viatico; dinanzi a Gesù, che viene portato a qualche moribondo, essi subito fanno  fermare la carrozza e ne scendono, e con profonda fede si inginocchiano anche nella polvere per adorare il Re dei re.  Quante volte succede questo, anche durante qualche pioggia torrenziale, ma essi sempre scendono dalla carrozza, e anche nel fango si inginocchiano, ad adorare la Divina Maestà.

 

 

La bella Regina, poi, ha conquistato grandemente  il popolo, e tutti  amano questa stupenda sovrana,  così candida nel suo sovente pallore, dolce nelle sue gesta, tenera  Madre  della Nazione.  Chi non può amare l’angelo buono, che ispira al  buon Re e a tutti sentimenti di  pietà, di preghiera, di carità? 

 

 

Sono tanti i suoi gesti   di affetto  e intercessione  verso questo  popolo  delle Due Sicilie, che  immediatamente in ogni regione  del Regno nascono fioretti che ne raccontano le virtù,  la  straordinaria veggenza, la fama angelica.

 

 

 

Tra i tanti sacerdoti che frequentano la Corte napoletana, e che diventano basilari consiglieri del Re e dei suoi ministri, vi è il santo frate francescano Ludovico da Casoria, ancora giovane studente, uomo di grande carità, devoto e fraterno amico del buon Re Ferdinando. Di lui si fa solerte collaboratrice la buona Regina, e insieme a lui    compie tante   opere di bene.  Già  tutti la  chiamano la Reginella  Santa

 

Ella  è così felice di tutte le cose belle di Napoli, di questo popolo meraviglioso, della sua nuova famiglia, che le vuole bene, del suo buon Ferdinando,che fa di tutto per farla felice, e lo scrive alle sue sorelle, e alle altre amiche a Torino: <<Non credevo di trovare tanta felicità qui a Napoli, e accanto al mio Re!>>. Una   sola   cosa  rattrista i due buoni coniugi  dopo  questi  primi anni di  Matrimonio, il  ritardo di   un   figlio, quell'erede che entrambi desiderano che  arrivi  al  più  presto.

 

Ella continua  a sperare e a pregare, perchè sa che il Signore  l'ha voluta Sposa e  Regina, per  mettere al mondo un  Re cristiano e santo.  Anche il buon Re  prega,  unendosi alla preghiera della sua amata Regina,  a  quella di  tutto  il  popolo che attende   l'arrivo di quel figlio.

 

La grande devozione dei Borbone si manifesta spesso nel recarsi in pellegrinaggio nei diversi santuari del Regno. In questi  essi animati dalla fede si fermano in preghiera. In  questi pellegrinaggi Ferdinando e Maria Cristina non mancano  di chiedere al Signore l'arrivo di un figlio.

 

 

Vi è un santuario che i due bravi sovrani amano entrambi, e si trova  in Mugnano del Cardinale,  nel distretto di Avellino del Principato Ultra. In questo santuario è viva la devozione verso una  santa taumaturga,  compatrona del Regno, la piccola Santa Filomena, venerata davvero in modo singolare.

 

Grazie  al sacerdote Francesco Di Lucia le  reliquie di questa piccola Santa, ritrovate  nelle catacombe romane, sono state traslate   in questa Chiesa,  nel maggio 1802. Da allora  la devozione verso questa Santa miracolosa,  è  andata crescendo sempre  di più   presso il popolo napoletano, che subito l’eleva come celeste compatrona. Questa mirabile devozione, cresce sempre più, specialmente dopo le visioni che ha avuto la mistica napoletana Madre Luisa Ascione, alla quale la stessa piccola santina è apparsa, raccontandole la storia della sua vita e del suo martirio. La stessa santa suora ne diventa una delle più ferventi devote, e propagatrice del culto.

 

Così sempre  più numerosi diventano  i devoti pellegrini che con devozione e amore accorrono da ogni parte ai piedi  della Santina di Mugnano.

 

 

Ancora una volta i due sovrani si fanno  pellegrini al santuario della piccola santa, dove spesso si recano. La Regina si commuove sempre dinanzi all'Altare di  questa fanciulla martire, e nel sentirne raccontare  la passione. Lo stesso Re è molto  devoto   della piccola santina, e nel rivolgersi a Lei si  notano sempre alcune lacrime  nei  suoi occhi sinceri. Quella volta  entrambi la  pregano intensamente, certi che la tenera Filomena li ascolterà, e porterà a Dio la loro supplica. Si raccomandano a lei  per il dono di un figlio.

 

La santa ascolta quella  loro preghiera, conosce la fede della buona Regina,  e conosce anche il cuore  del generoso Re Ferdinando. Ella innalza a Dio la supplica,  e intercede per essi il dono di quel figlio. Presto Maria Cristina  sentirà crescere in lei una nuova vita. Animati da questa  Speranza, e con gioia e commozione nel cuore, essi lasciano quel caro Santuario, certi di quel miracolo straordinario  che presto riceveranno.

 

Mentre attendono che si compia l’opera di Dio, i due buoni coniugi, sempre più legati l’uno all’altro, continuano insieme la vita di ogni giorno. Il saggio Re nella sua opera di buon governo, a servizio della sua terra e del suo popolo. La buona Regina  nelle sue opere di carità e di promozione cristiana, ravvivando sempre più la speranza della sua gente.

 

Finalmente la Divina Provvidenza, che dall’alto sempre guarda e sovviene le necessità di ciascuno, ammira la bontà della santa Regina, e anche la saggezza del buon Re, ne raccoglie le lacrime e le preghiere, raccoglie le preghiere di tutta la gente napoletana, e con amore sorride alla splendida Napoli,  ai due amabili sovrani.

 

Con la sua luce avvolge il dolce angelo, la pia Cristina, che ha donato al popolo napoletano e al buon Re Ferdinando, perché possa mettere al mondo questo figlio buono e straordinario.

 

 

Il Figlio della Santa.

 

Il Bambino del Miracolo.

 

Seconda Parte: L’ATTESA DEL FIGLIO

Da poco è trascorso l’inverno, non tanto rigido. Quasi sempre questa meravigliosa terra del mezzogiorno  è riscaldata dal sole, e la buona Regina si rallegra a guardare il cielo sempre limpido, e ad ascoltare il rumore del bel mare napoletano. Sembrano le note armoniose di un solenne concerto. Ormai si avvia la primavera, e i due sovrani già programmano le buone cose da fare.

Sta quasi per terminare febbraio, e il Re deve recarsi a Caserta per alcuni affari del Regno, e per fermarsi un poco nella bella e maestosa Reggia Casertana. Ama intensamente quel posto, e anche la buona Regina è felice di andare qualche giorno a Caserta. Certamente ha in programma di fare una capatina anche a San Leucio, nella bella residenza dove si lavora la seta.

 

In quella bellissima residenza, poco distante dalla Reggia,  la saggezza di Re Ferdinando I, il simpatico Re Lazzarone, aveva organizzato un esperimento di grande emancipazione e promozione sociale, lasciando alla storia la memoria di un Codice di Leggi, per quei tempi davvero unico nel suo genere. L’illuminato Re, dopo quel  primo esperimento di San Leucio, aveva pensato di allargare quell’avanzato progetto in tutto il Regno, facendo delle Due Sicilie un faro di grande civiltà. Ma purtroppo i rumori dell’iniqua rivoluzione, e la triste occupazione dei francesi, anche aiutata da tanti traditori della  Patria, non permisero lo sviluppo di questo progetto, e quella nobile fabbrica di seta andò un tantino a finire.

 

Dopo un tempo di abbandono della colonia lavorativa di San Leucio, l’avvento di Ferdinando II, anche aiutato dall’impulso della buona Regina Maria Cristina, ridà vitalità a quella industria.

 

Sin dall’inizio del suo avvento al trono Ferdinando II ha dimostrato entusiasmo e dinamicità, visitando dal nord al sud tutto il suo Regno. In poche occasioni anche la buona Regina lo accompagna. E proprio a San Leucio, dove il Re ha subito rimesso in movimento l’antica seteria, ampliandola con altre macchine ancora più prestigiose e moderne, la sapiente Maria Cristina, che crede nel ruolo socialmente attivo della donna, e che probabilmente aveva letto lo splendido Codice, ricco di cristianesimo sociale, sente l’impulso di promuovere maggiormente il lavoro e l’emancipazione femminile.

 

 

Già nell’antico  Codice di San Leucio, voluto da Re Ferdinando e dalla Regina Maria Carolina,  un vero trattato di modernità ed eguaglianza che sprigionava dalla sapienza del Vangelo, vi sono diverse postille che in quei tempi, in cui ancora la donna è vista  in maniera superficiale e limitata, emancipano ed esaltano il ruolo femminile. Anche la saggia Maria Cristina e   il buon Ferdinando, partendo da quei concetti, rilanciano con dignità il ruolo della donna in seno alla famiglia, nel lavoro e nella società. È per le lavoratrici di San Leucio è sempre una gioia ritrovarsi con la loro Regina.

 

Dopo la permanenza a Caserta, i due sovrani tornano a Napoli, dove si preparano alla Pasqua ormai prossima. La santa Regina vive sempre la quaresima in maniera sobria e austera, intensificando la preghiera e la penitenza. Non manca il buon Ferdinando, cattolico assai assennato e disposto all’essenzialità della vita, di vivere una quaresima fondata sulla ricerca delle cose essenziali. Ma quella Pasqua del 1835, venuta il 19 aprile, è vissuta dalla buona Regina ancora in maniera più intensa, sentendo la percezione che Dio le avrebbe presto fatto dono di un figlio.

 

Ella da tempo desidera questo miracolo, e lo aveva sentito per certo nell’ultimo suo pellegrinaggio al bel santuario di Mugnano , ed ora, proprio in questo tempo santo, sente con viva fede che Dio sta realizzando quel suo desiderio di essere mamma. Come descrivere l’ansia e l’esperienza interiore di quest’anima, che già nel suo cuore gusta questo tempo di attesa, e mira il volto sconosciuto di quel dono che le viene dal cielo? Ogni bambino che deve nascere, anche se sconosciuto,  è un dono, e insieme un segno visibile che Dio ancora ama l’umanità. Come si sente amata questa donna, ora che percepisce dentro di sé, e nei primi sintomi del suo corpo,  il realizzarsi di una vita.

In quelle prime settimane ella sente il formarsi di questa vita; anche se ancora molto lievemente sente le diverse tappe che vanno formando nel suo grembo questo bambino. Inizia per lei questo lungo viaggio di amore, seppure ancora incerto, e settimana per settimana questa presenza diventa più vera.

La sua attesa è accompagnata dal tempo che scorre, e gelosamente tiene nascosto nel suo cuore il gioioso segreto, lo coccola con il suo pensiero, lo disegna con la sua mente, lo rende vivo nel suo cuore, per prepararsi poi a condividere questa sua festosa attesa con il suo sposo, con quanti le vogliono bene, con questo popolo che attende con ansia l’arrivo di questo bambino.

Finalmente alla fine di maggio la sua gravidanza diventa certezza, e mentre ringrazia la Vergine Immacolata e la tenera santa Filomena per il dono ricevuto, con commozione e gioia si appresta a dare l’annuncio al buon Re che presto sarà padre. Va nel  salone del Re, e con voce tremula gli annuncia che stanno per vivere uno dei momenti più belli nella vita di una coppia, l’attesa di una nuova vita; un bambino che sta per venire al mondo. Egli la guarda ammirato e commosso, e insieme a lei innalza a Dio la sua lode…. Da li a pochi mesi la splendida reggia napoletana sarà benedetta dai vagiti del principe di Calabria. Ne è certo il buon Re, la sua amata Regina metterà al mondo “il sole di Napoli”.

Ora bisogna dare il felice annuncio a tutta la famiglia, ai ministri e al popolo napoletano. I due sovrani organizzano un momento di festa, dove sono presenti i membri della Casa Reale, i ministri e diversi nobili del Regno. Durante quel momento il Re annuncia la gravidanza della Regina. Subito dopo si affaccia insieme alla bella Maria Cristina dalla loggia del Palazzo Reale. In strada ci sono migliaia di napoletani, che avvisati dai banditori, sono accorsi per sentire l’annuncio del Re. Questa notizia è accolta con gioia, e gli allegri partenopei incominciano a suonare e danzare in onore della loro Regina e del Re, ma ancor più per la gioia che presto la loro sovrana darà alla luce l’atteso erede.

 

Ben presto in tutto il regno arriva la lieta novella, e tutte le campane di Napoli e del Regno suonano a festa per l’attesa di questo figlio.

 

Anche  la corte di Torino e il Romano Pontefice sono  avvisati che presto il Re di Napoli avrebbe avuto il suo erede.

Sin dai primi momenti i medici di corte si accorgono della debolezza fisica della Regina, e che quella gravidanza è molto difficile, quindi la gestante ha bisogno di aria buona e molto riposo. Dopo i primi mesi di gravidanza, vissuti a Napoli circondata dall’affetto della famiglia e dei cortigiani,  il Re organizza subito la partenza della Regina per Portici, dove con l’aiuto della servitù e di bravi medici, la buona Cristina avrebbe portato a termine serenamente la sua gravidanza. 

Partono insieme da Napoli, e tutto è predisposto nella bella Reggia di Portici, tanto gradita alla pia Maria Cristina, perché ella potesse trovarvi serenità, riposo e cure adatte. Prima di raggiungere la città di Portici, i due sovrani passano da Mugnano del Cardinale, dove almeno ogni mese si recano per pregare la dolce Santa Filomena.

La buona Regina vuole pregare la sua santina e ringraziarla della sua intercessione, e vuole affidarle sin d’ora il futuro principe. Dopo questo breve pellegrinaggio, essi raggiungono Portici, dove la futura mamma si tratterrà per un lungo periodo.

 

Scorre sereno quel  tempo nella bella Reggia di Portici, dove la Regina passa il suo tempo scrivendo o leggendo, e tante volte passeggiando nel bellissimo parco, soffermandosi ad ascoltare il canto degli uccelli o ad ammirare la bellezza dei fiori. Passa anche il suo tempo a preparare con le sue mani il corredo del piccolo principe che deve venire al mondo, e completa il ricamo della bellissima Bandiera del Regno, che già da tempo aveva iniziato nella Reggia di Napoli.

 

Spesso anche il Re la raggiunge a Portici e passa con lei diversi giorni, e insieme parlano di quel figlio desiderato, sognano il  magico momento della sua nascita, pensano al loro futuro. Ma quante volte la buona Regina, dinanzi ai sogni del futuro diventa silenziosa e guarda lontano, quasi a presagire che la sua grande missione terminerà nel dare al mondo quel figlio. Il Re, seppure uomo di azione e poco dedito alle sdolcinerie, non manca nel vederla silenziosa e riflessiva, a farle una carezza e a sorriderle dolcemente. Lei è felice della sua presenza. I giorni che trascorrono insieme il caro Re li vive solo per lei, e spesso passeggiano insieme nel meraviglioso giardino della Reggia, o lungo la bella spiaggia che si trova accanto al parco, e si fermano a sentire la musica del mare e ad ammirare l’azzurro del cielo.

Ormai è prossima la nascita del piccolo erede, e siamo in novembre, si avvicina la festa del compleanno della Regina.

 

Il buon Re non manca per l’occasione di quel giorno lieto del 14 novembre, anniversario della nascita della cara Maria Cistina,di organizzarle una piccola festa, almeno con i più intimi. A questa partecipa buona parte della Famiglia Reale.

 

Non mancano tanti nobili della città di Portici. Anche il popolo, lieto di questo evento, fa giungere dalle strade di Portici il proprio augurio alla Regina, con canti e musiche popolari.

 

In questa giornata fantastica la buona Regina non può fare a meno sin dall’alba di ringraziare Dio per il dono della vita, per la bella famiglia che gli ha donato, per questo caloroso e straordinario popolo, e ancor più per il dono del figlio che sta per nascere. Una solenne Santa Messa viene celebrata da Padre Terzi, confessore della Regina, nella cappella della Reggia, e le campane di Portici suonano a festa per il compleanno della Regina. Il devoto Padre Terzi non lascia mai la sua buona e santa penitente.

Felice la Regina continua il suo faticoso, ma straordinario viaggio,  verso la fine della sua gravidanza. Siamo nella novena del Natale, e ovunque si sente il bellissimo e tradizionale  suono degli zampognari. Nella Reggia il buon Padre Terzi ogni giorno celebra la santa messa, e si ascoltano le belle riflessioni della novena  accanto al presepe.

 

Sempre la preghiera e la fede accompagnano il percorso della pia Regina, e certamente quel Natale lo sta vivendo in pienezza, pensando che il suo bambino, come il piccolo Gesù, è un dono dell’amore di Dio. Non manca nelle sue preghiere di chiedere al buon Dio e alla Vergine Santa di benedire la sua gravidanza, e di aiutarla a mettere al mondo un figlio sano, e che diventi buono,coraggioso e santo.

Chissà che la buona Regina non intravedeva già profeticamente, in quel  suo figlio, una somiglianza con il figlio di Maria. Come il piccolo bambino di Betlemme anche il piccolo principe napoletano sarebbe stato toccato sin da piccolo dalla prova e dalla sofferenza, e poi da grande, seppure buono e giusto,  anche lui avrebbe provato l’amarezza del tradimento, dell’iniquità, dell’abbandono, della povertà.

 

La buona Maria Cristina chiede sempre preghiere alla sua cameriera Rosa Borsarelli, ma certamente a tanti altri, perché:   “Iddio e la Madonna mi aiutino, e mi facciano la grazia di mettere al mondo una creatura sana e forte, che crescendo sia buono e col tempo si faccia santo”.

Subito dopo le feste di Natale, trascorse a Portici, ecco che all’inizio del gennaio 1836 si fa sempre più prossima la felice nascita.

 

Allora già ci si prepara a lasciare Portici, per raggiungere il Palazzo Reale di Napoli, dove dovrà nascere l’infante reale. Prima di lasciare questa città la buona Regina, forse  già previdente di quello che le succederà, felice di offrire la sua vita per la vita di quel figlio desiderato, scrive alla sorella, duchessa di Lucca: «Questa vecchia va a Napoli per partorire e morire».

 

Subito dopo si parte da Portici per Napoli, dove dovrà venire al mondo il figlio della Santa.

Terza Parte LA NASCITA DEL PRINCIPE

Dalla Reggia di Portici, dove la Regina Maria Cristina si trova da diverso tempo per riposarsi nella sua gestazione, nell’imminenza  del parto  si torna ben presto nella capitale, dove tutto è predisposto per la nascita del primogenito del Re. La  città intera freme, e in tutto il Regno si attende con trepidazione quest’evento di gioia.

 

Allo  stesso tempo  nell’animo di tutti, incominciando da Ferdinando, vi è preoccupazione  per  la salute della Regina.  Quel parto sembra difficile, e porta presagi dolorosi  quella  nascita; lei, la giovanissima sovrana, serena pensa  solamente a quell’atteso dolce dono del cielo.

Donna animata da tanta carità; che in questa bellissima città di Napoli, baciata dal sole e che espande il dolce profumo del mare, in questa terra generosa delle Due Sicilie, da subito, ella,  vi aveva trovato accoglienza e felicità; accanto a quel marito, si forse apparentemente burbero e un tantino vivace,  ma tanto amabile e sincero,  il “buon  Ferdinando”, così lo pensa, cosi sempre lo ha chiamato la dolce Regina, che in lui aveva trovato lo sposo fedele,  ma anche l’amico, il compagno di preghiere, che ascoltava sempre i suoi consigli,  il complice nascosto di tante opere di carità.

 

Ed ora, dopo tanta attesa, tante richieste e preghiere, ecco arrivata l’ora di dare alla luce “il sole stesso di Napoli”, quel bambino innocente, l’augusto principe, che un giorno sarebbe diventato Re buono e generoso.

È pallida nel suo letto, ma sempre dolce quel volto accarezzato dalla pace. Il suo cuore, i suoi pensieri, le sue speranze, tutto  è  rivolto a Dio. Donna di  preghiera, altro non può che fidarsi proprio di Lui, di quel Dio, che seppure lei avrebbe voluto servire e pregare nel silenzio di un chiostro, le aveva chiesto, invece,  di essere Sposa, Regina, Mamma.

 

Ecco arrivato il momento, questa mamma sente che il suo frugoletto vuole nascere, ne sente il battito, sente quei piedi scalcinanti che non vedono l’ora di calpestare il  caro suolo di questa sua Patria, sente quelle mani che spingono volendo uscire dal dolce carcere del grembo materno, per respirare f inalmente l’aria di Napoli, di quella sua Napoli amata e sognata.


È un correre veloce, un darsi da fare in quel momento straordinario, mentre il Re nell’anticamera, accompagnato dai membri di tutta la famiglia, che amano intensamente la dolce Reginella, ansiosi aspettano il generoso dono.

 

Angelica creatura, stai mettendo al mondo l’atteso, e sai bene  quanto sarebbe costato quel dono, eppure sorridi… a cosa sorridi creatura di Dio? Sorridi alla vita che esplode, che nasce. Sorridi ad un altro uomo che viene a fare felice la terra, questa nostra terra generosa e fertile, che sempre gioisce per la nascita di un nuovo fiore.

 

Dopo  una lunga nottata il giorno  nuovo è aperto da un vagito, le tenebre si scuotono, e il cielo di Napoli si illumina.

 

È il 16 gennaio 1836, nasce Francesco D’Assisi Maria Leopoldo, il Principe di Calabria.

 

Nonostante la giornata grigia e piovosa, dall’alto di Castel Sant’Elmo una cannonata rischiara il cielo napoletano, a distesa suonano tutte le campane, da quella del Duomo, dove anche San Gennaro, allegro ed esultante, partecipa a quello straordinario evento.  E poi, come se un eco ne portasse la voce, pian piano tutte le campane risuonano, dalle chiese dei vicoli a quelle delle  periferie,  nelle campagne, nei paesi, e via  via in ogni parte del Regno, perché a tutti giunga la lieta novella di questa felice nascita.

 

Anche nello splendido santuario di Mugnano, dove appena giunto l’annuncio il Rettore fa suonare a distesa le campane, richiamando a raccolta tutti i devoti della bella santina, si fa festa in questa giornata.  Proprio la piccola martire Filomena ha interceduto dal cielo per questo “figlio del miracolo”, e a centinaia accorrono ai piedi della santa per dire il proprio grazie a Dio. 

 

A Piazza del Gesù, sotto lo sguardo dell’Immacolata, quella celeste e amata Patrona del Regno,  anch’Ella sorridente e festante per la nascita di questo dolce fanciullo, a migliaia si radunano i popolani con strumenti e nacchere, per cantare, danzare, gioire in quell’ora felice. E nelle Chiese, aperte all’annuncio del felice evento, si canta il Te Deum di ringraziamento, a Colui  che sempre dal cielo guarda questa nostra terra, e le sorride donandoci la vita.

 

Canta nella piccola chiesa dell’Immacolatella  al  Gesù Vecchio  il santo prete don Placido, così devotamente legato a quella Regina beata, a quel generoso re Ferdinando, e da subito al piccolo Francesco, figlio di questa terra di Napoli.

 

Lodano Dio le monachelle di Santa Chiara, di Santa Patrizia, delle Trentatre, le Sacramentine, e di tutti i sacri monasteri della bella Napoli, per questo dono venuto dal cielo, e con il canto dei salmi fanno festa per la nascita del loro amato principino.

 

Canta il buon don Gaetano Errico insieme ai suoi preti, e sono grati all’Eterno Iddio che ha benedetto il generoso Re, loro amico e benefattore,  e la santa Reginella con il dono di quel figlio.

Canta fra Ludovico da Casoria, lui ancora giovanissimo studente, che insieme alla buona Regina sta già realizzando buone opere, certamente in quel frugoletto appena nato già intravede la stessa carità materna.

 

Le strade si colorano, e lungo i vicoli, fino ad allora silenziosi, ecco si animano di voci e rumori, e si canta in questo nuovo giorno, in attesa di vedere il piccolo principe. Tutti accorrono sotto la Reggia a Largo  di Palazzo, tutta illuminata e festante, militari, nobili e contadini, popolani e borghesi, preti e religiosi,  e al coro delle mille e mille voci festose, si accompagna il suono maestoso delle campane della Reale Basilica di san Francesco di Paola.

 

 

Finalmente il  Re si affaccia, e mostra al popolo il suo Francesco, e tutti esultano e gridano: Viva o ‘Rre! Viva o ‘Rre! Gridano forte i tanti pescatori di Santa Lucia, i  Luciani  del Re, che amano quel  loro sovrano, che è uno di loro, che parla come loro. Gridano i popolani e le popolane vestiti nei loro abiti da mille colori, e con le loro tammorre esultano in questa giornata. Gridano i bambini, i giovani, i vecchi, accorsi numerosi a Largo di Palazzo. Gridano i preti e i religiosi, che sempre hanno trovato quella porta e quel cuore aperto, e che lodano Dio per il loro principe. Gridano i nobili, unendosi all’unisono a quel popolo festante. Gridano i soldati, uomini forti e tenaci, ma con gli occhi rossi e colmi di commozione.

 

Viva o ‘Rre!  Viva o ‘Rre! E poi la voce si fa più forte, e allo stesso tempo roca dalla commozione, insieme si fondono risate di gioia e pianto. E poi la voce cristallina e felice di uno scugnizzo, un piccolo ragazzo che resta incantato da quel bambino che Ferdinando innalza verso il cielo, e grida nella sua innocenza: Viva o Principe, viva Francesco nostro!

Un applauso, un grido, una sola voce: viva o principe, viva Francesco nostro!

 

Ed ecco che il grigio cielo si fa azzurro, e dopo la pioggia mattutina appare un caldo sole in questo giorno lieto, un sole splendido e bello in questa fredda mattina di gennaio, quasi anch’esso a lodare Dio per questa festa, e subito va ad accarezzare con i suoi raggi il piccolo volto del principe Francesco, va a posare il bacio del cielo sulle gote di quest’ angelo  del Regno di Napoli.

E la Regina, nel suo letto di dolore e di passione, offre, già intravedendo la sua corona di beata, la sua vita per il piccolo Francesco, per questo popolo che Ella ama, per il suo Ferdinando, perché continui ad essere il Padre buono di questo popolo.

 

E ancora sorride, sentendo il suono delle campane, il canto dei popolani, il grido dei fanciulli.   Anch’ella silenziosamente, nel segreto della sua anima, mentre il cuore trabocca di gioia e il suo labbro, seppure sofferente, si allarga al sorriso, grida: Viva il Principe, viva Francesco mio!

Quarta Parte: IL BATTESIMO DEL PICCOLO PRINCIPE - "LO VOGLIO SANTO"

Dopo quella lunga e festosa mattinata, ecco  che il caro Re Ferdinando commosso porta il piccolo Principe nella stanza della Regina, e con tenerezza si avvicina alla pia Maria Cristina per porgergli l’augusto angioletto. Ella felice lo accoglie tra le braccia, e poi con uguale tenerezza guarda il suo amato Re.

 

Quanta dolcezza nello sguardo di questa sposa, di questa mamma. Anche il Re, uomo forte, soldato, si lascia trascinare da una dolcezza e tenerezza incredibile, e con  i suoi occhi che luccicano dalla commozione, guarda i suoi due tesori, li ammira, e delicatamente accarezza la sua buona Regina.

 

Mentre questa mamma stringe al cuore il proprio bambino, lo accarezza e lo bacia, e pur rimanendo silenziosa, dal suo cuore parte un dialogo di amore con il suo piccolo dono di Dio, i suoi occhi esprimono un canto di gioia e riconoscenza, e si fa piccola anch’ella insieme a quel suo bambino. Un canto di grazie a Dio, al piccolo Francesco, al suo Re, che mestamente intona nel proprio cuore anch’egli un canto silenzioso. Poi sempre più Maria Cristina stringe a sé quel piccolo, e quasi presagendo il futuro, dice al caro Ferdinando: <<Ti affido questo figlio, parlagli di me quando sarà grande, sarai responsabile della sua vita, fallo crescere buono e generoso…. E tu sii sempre il buon padre del tuo popolo>>.

 

Dopo aver nuovamente abbracciato il suo dolce bambino, primo pensiero della premurosa mamma, pur desiderando intensamente tenere ancora a lungo tra le sue braccia il suo tenero pargoletto, è quello di offrire a Dio il suo augusto nascituro.

 

Non poteva che essere questo il suo primo desiderio, così ricca la tenera sovrana di Napoli di quelle virtù cristiane, che già ne facevano presagire la sua santità.

 

Aveva dato i natali ad un uomo, ma ora desiderava che quell’uomo, nella grazia del Santo Battesimo, fosse rivestito nuovamente della figliolanza divina.

 

Mamme cristiane di una volta! Non vola il suo pensiero a quelle, seppure naturali, soddisfazioni umane. Non pensa a “merletti”, a “feste” o “celebrazioni particolari” per quel suo bambino, ma solamente alla cosa più necessaria, più autentica, più meritevole, imprimere in quel bambino il sigillo della santità. E subito ne è accontentata!

 

In fin dei conti il “buon Ferdinando”, uomo concreto e di grande autenticità, neppure è consone a quelle “sciccherie” di tanti “parrucconi”. Non è per nulla predisposto alle apparenze, ma anch’egli guarda alla sostanza della vita. Uomo religiosissimo, intimamente cattolico, legato al Papa e difensore della fede e delle sane tradizioni, non può   che anch’egli  mettere al primo posto per quel suo primogenito quel Santo Sacramento, che lo  avrebbe per sempre fatto figlio di Dio,  membro della Chiesa, devoto figlio del Romano Pontefice.

 

E così, accogliendo l’invito della sua amata sposa, tutto predispone, perché al più presto l’infante reale potesse ricevere il Santo Battesimo..

Tutto è ormai pronto nella Cappella Palatina  del Palazzo Reale,  e il cappellano sente tutto l’orgoglio e il piacere di compiere questo santo e  nobile atto.

 

Da subito un messaggero è speditamente partito per la Corte Pontificia, e certamente in breve tempo anche il Romano Pontefice, Gregorio XVI,  ha avuto notizia del felice evento. Che festa nel cuore di quel Santo Padre, apprendere che Re Ferdinando, suo fedele figlio, e la pia Maria Cristina, hanno messo al mondo un angelo. Anch’egli trepidante aspettava questo lieto giorno,  e conoscendo la devozione e il grande amore di Re Ferdinando per la sua persona, immediatamente invia la sua benedizione al caro fanciullo. E certamente quel virgulto di Casa Borbone delle Due Sicilie, figlio di quel grande Re e di quella Santa Mamma, non poteva che stare nel cuore del Papa.

 

Insieme alla Corte di Napoli, anche quella del Pontefice è nella gioia  per la nascita del piccolo Francesco. E il Papa in cuor suo ha pregato e consacrato a Dio l’augusto pargolo di Casa Borbone.

Giunge il momento atteso, Ferdinando stesso accompagna il Regale Infante al fonte battesimale. È il 17 gennaio 1836.

 

Nell’atrio che troneggia la Cappella Reale già attendono i membri della Famiglia Reale e altri ospiti, e la guardia di onore è già tutta in fila ad attendere il Sovrano e il dolce pargoletto. Intona la banda reale il caro inno, quella dolce melodia che anni addietro aveva scritto il maestro Paisiello, devoto figlio del Regno.  

              

E  sommessamente qualcuno canta: <<Iddio conservi il Re, per lunga e lunga età come nel cuor  ci  sta…. Viva Fernando il Re!>>. E mentre le dolci note dell’inno rimbombano nei grandi saloni, e le voci sommesse cantano, certamente nel cuore di tutti, e non solo dei presenti, ma di ogni napoletano, di ciascun figlio delle Due Sicilie, nasce spontanea una preghiera: <<Iddio conservi Francesco, per lunga e lunga età nel cuore di ciascuno, lo serbi al trono dei suoi Padri e lo mantenga sempre vivo nella nostra memoria!>>.

 

Sorride felice il Sovrano ai suoi soldati, e mostra loro l’augusto tesoro. Si illuminano gli occhi di quegli uomini d’arme, e quasi vogliono fissare nella loro mente il volto del loro Principe. Dinanzi al Principe di Calabria si inchinano gli astanti, e i bravi militari esultanti gridano: viva il Principe di Calabria! Viva il Principe Francesco!

Tutti entrano nella cappella, dove il sacerdote trepidante e commosso li attende per compiere il sacro rito.

 

Con devozione si segnano, e chinando il capo con rispetto e adorazione dinanzi al Sacro Tabernacolo, si pongono devotamente ai loro posti.

Chiamati al Fonte dal sacerdote, il Re e il piccolo Francesco si presentano, e inizia il rito del Battesimo.

 

“Che nome date al vostro bambino?”. Già quel nome un programma: Francesco d’Assisi! Come il poverello d’Assisi, il santo della semplicità e dell’umiltà, così questo bambino nella sua esistenza farà della semplicità e dell’umiltà la sua bandiera. Come poteva essere diversamente, lui che è il figlio della santa, che  come suo padre Ferdinando ha dato all’essenzialità della vita un grande valore, rifuggendo le vanità e le grandezze? E come il santo poverello, anche lui, rifiutando la corruzione, l’infedeltà, la vendita dell’onore, morirà in semplicità e povertà. Poi  gli  viene aggiunto il nome di Maria, la Vergine Santa, che di questo Regno, dove grandi uomini e santi ne hanno decantato le lodi, è la celeste Patrona. A Santa Maria fin dall’infanzia la Regina Maria Cristina era stata consacrata, di Santa Maria lo stesso Ferdinando è devoto, e ne porta lo scapolare del Santo Carmelo, a Santa Maria viene consacrato l’eletto Principe, che di lei sarà devoto figlio per tutta la vita. E poi viene aggiunto il nome di Leopoldo, un nome caro in famiglia.

 

Di seguito il sacerdote esplica tutti gli atti del sacro rito, che tutti seguono con grande commozione. Si giunge al momento culminante, quando chinato il fanciullo sul sacro fonte, il sacerdote per tre volte gli versa l’acqua sulla fronte, pronunciando le sante parole: Francesco d’Assisi Maria Leopoldo, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E tutti,rivolti i loro sguardi al piccolo principe,con grande devozione rispondono: Amen. 

Dopo il rito sacro, che tutti hanno seguito con grande commozione, il Re con il suo pargoletto si avvia spedito nuovamente verso la stanza della Regina. La  sua situazione è preoccupante, e la sua vita è appesa ad un filo. Ma ella è serena nel suo letto, e attende che le portino nuovamente quel suo figlioletto, felice che il suo piccolo Principe ha ricevuto questo dono straordinario del Battesimo, e prega devotamente nell’attesa di prenderlo ancora  tra le sue braccia. Non trema il suo cuore,  e non ha paura del futuro, ha grande fiducia in Dio, e sa che la Provvidenza non farà mancare un sostegno al suo piccolo.

 

Mentre pensa  e prega per tutto questo, ricorda a tutte le volte che la Divina Provvidenza l’ha soccorsa nella sua vita. Nata a Cagliari, dove a causa dell’infausta rivoluzione e l’occupazione dei francesi, la sua regale famiglia era stata costretta a fuggire. Anche questo un disegno divino, che l’ha voluta figlia di quella sacra terra sarda, dove ha vissuto anni sereni e splendidi. Non sono mancati anche a lei lutti e dolori, infatti ben presto lei e le sue sorelle rimasero orfani del devoto Re Vittorio Emanuele I, detto”il tenacissimo”, figlio di una Borbone, sorella di Re Carlo III, , e grande nemico della rivoluzione. Ritornata nella corte di Torino, ormai in mano ai parenti Carignano, sempre umile e sottomessa rimane obbediente all’allora re Carlo Alberto, lasciandosi sempre illuminare da Dio. La Divina Provvidenza, seppure lei pensava di doversi fare religiosa, ha voluto che lei sposasse il buon Re Ferdinando, e l’ha portata a Napoli, dove ha trovato tanta felicità. E oggi la Divina Provvidenza l’ha fatta diventare Mamma, ed è sicura che quel figlio sarà non solamente un grande Re, ma soprattutto un grande santo.

 

Mentre i suoi pensieri rimembrano il passato, ecco giungere il suo Ferdinando, sorride la donna nel guardare quel padre che stringe con amore il suo figlio tra le braccia. Il Re si avvicina a lei con tenerezza, e le offre il piccolo fardello, sorridendo e lacrimando allo stesso tempo. È provato e sofferente Ferdinando nel vedere la sua sposa soffrire. La Regina lo guarda, gli sorride, e serena gli stringe amorevolmente la mano, mentre sul suo grembo accoglie e stringe il suo bambino. Che stupenda scena, da immortalare in un eterno ritratto, da conservare nel cuore stesso della storia, l’immagine di una mamma che stringe amorevolmente il suo bambino, di uno sposo e padre che ammira teneramente e commosso i suoi veri tesori, una unione santa  eternamente e fortemente voluta dall’amore.

 

Poi Ferdinando guarda intenerito la sua donna che stringe al petto suo figlio, e con quegli occhi lucidi di pianto, le promette che per quel figlio anche lui darà la sua vita.

 

La Regina stringe ancora con amore il suo bambino, guarda raccolta il suo sposo, e con voce tremula gli dice: lo voglio santo!

 

Da lontano giunge il suono delle campane della basilica, e Dio stesso, che dal cielo accoglie questa offerta, risponde al buon proposito di questa mamma: lo voglio santo!

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