MARZO: Il sogno di Giacobbe

Francesco II di Borbone e la sua lotta interiore

La proposta di preghiera mensile della nostra Fondazione è una vera e propria introduzione alla scoperta della vita spirituale. Ognuno di noi vive, così come fu per Francesco II, l’esperienza della fede che deve maturare e autenticarsi nel diventare discepoli del Signore. Questo è un cammino che bisogna intraprendere, lasciandosi guidare dalla Parola di Dio, dalla sapienza della Tradizione ecclesiale e dalla forza trasformante dei sacramenti. Utilizzando la metafora del cammino, che è centrale nella storia biblica, nei nostri ritiri mensili ci proponiamo di coniugare il percorso umano di Francesco II ad alcune figure bibliche che ci permettono di comprendere le dinamiche della vita spirituale, nella consapevolezza che essa è parte integrante della nostra vita.

Nel nostro precedente incontro Abramo ci ha insegnato la necessità di lasciarsi mettere in discussione da Dio! Oggi incontreremo Giacobbe l’uomo sfiorato e benedetto da Dio.

Il ciclo di Giacobbe (Genesi 25; 27-33; 35), figlio di Isacco e nipote di Abramo, racconta la storia di chi carpisce la benedizione di Dio: essa è percepita dagli antichi come un elemento decisivo per la vita. Il padre trasmette la benedizione al figlio ed essa è più della stessa eredità, è la trasmissione di una forza, di un’energia legata alla benedizione unica di Dio.

La benedizione trova il suo riscontro nel “sogno di Giacobbe”: l’esperienza di Dio come Colui che ti conosce e che ti accompagna, che è sempre presente nella tua vita. Infine, Giacobbe vive una storia pedagogica: prova in prima persona che cosa vuol dire imparare a perdere e a maturare per diventare un vero uomo. Ecco l’episodio della lotta con Dio che trasforma il suo nome: da Giacobbe a Israele (Dio è re/Dio regna). La lotta con Dio è l’immagine della fede, vista non come una situazione statica e scontata, bensì proprio come incontro che diventa anche scontro. Perdendo ora l’incontro e la lotta con Dio, dallo scontro, incredibilmente, Giacobbe esce vincitore: vince la benedizione.

Lectio

Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t'ho detto». Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo». Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo».

Meditatio:

Contempliamo Dio che diventa alleato di Giacobbe

·       non più per la scaltrezza dell’uomo ma per la libera decisione di Dio.

·       in mezzo agli ostacoli e alle difficoltà della sua vita (pietre).

·       attraverso una relazione – lui che era fuggito dal fratello per paura di relazionarsi con lui.

·       Dio sfiora Giacobbe, si prende cura di lui, trattando con delicatezza le sue ferite e le sue “pietre”. Così fa con noi.

Il mistero della trasformazione: essa è frutto della tenerezza di Dio (che sfiora la nostra vita) e certezza della sua presenza.                                                                                                                                                                                              Siamo messi davanti alla verità di noi stessi, come lo fu Giacobbe e chiamati ad affrontare e accettare la nostra debolezza.

La storia di Giacobbe è contraddistinta dalla lotta con se stesso ed è un invito ad affrontare la nostra vita per benedire perfino ciò che ci ha ferito, che ci sta ferendo. Attraversando  l’oscurità del nostro senso di colpa possiamo cogliere le opportunità che il Signore ci mette davanti.

Nel cammino associativo, vengono proposte due immagini significative per quello che abbiamo contemplato in Giacobbe: nella prima emerge il sentimento di solitudine e di mancanza di relazione autentiche. Nella seconda, al contrario il contatto fisico diventa un‘esperienza fondante della relazione. L’adulto è invitato ad accogliere le due diverse situazioni e a richiamare alla memoria episodi simili ed esperienze vissute.

Attività:

Proviamo a confrontarci su alcune pietre che ci impediscono di cogliere a noi o/e agli altri la benedizione di Dio e proviamo a scegliere uno o più segni concreti con cui rendano visibile la tenerezza e cura amorevole verso di noi, verso i fratelli e verso il pianeta.

 

Oratio:

O Dio onnipotente ed eterno, ristoro nella fatica, sostegno nella debolezza: da Te tutte le creature ricevono energia, esistenza e vita. Veniamo a Te per invocare la tua misericordia poiché oggi conosciamo ancora la fragilità della condizione umana. Aiuta ciascuno a svolgere il proprio compito, non ostante le fatiche e a rafforzare lo spirito di solidarietà tra di noi. Tu che sei fonte di ogni bene, benedici con abbondanza la famiglia umana, allontana da noi ogni male e dona una fede salda a tutti i cristiani. In Te noi confidiamo e a Te innalziamo la nostra supplica perché Tu, o Padre, sei l’autore della vita, e con il tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, in unità con lo Spirito Santo, vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.